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Riconfigurazione degli spazi nell’era del distanziamento sociale

In un’era determinata esclusivamente dall’invito costante al distanziamento sociale, lo spazio e la sua organizzazione diventano oggetto di riflessione, riscoperta e riconfigurazione.

Ogni individuo è stato chiamato, a partire dalla rigida quarantena avviata a marzo 2020, a vivere la propria casa in una maniera differente rispetto al passato. La casa è diventata d’improvviso spazio pubblico e privato al tempo stesso, assorbendo funzioni prima dislocate altrove. Tutti alla disperata ricerca di uno spazio per lavorare, per studiare, per riposare e per vivere una nuova dimensione sociale, quella virtuale. Nella speranza di limitare la diffusione del virus, infatti, i governatori di ogni angolo del mondo hanno attuato le più svariate misure anti-contagio, tutte, però, caratterizzate da un unico comune denominatore: la quarantena, il confinamento. Interi quartieri e città, dall’oggi al domani, si sono svuotati, affidando allo spazio domestico un ruolo finora inedito.

L’epidemia ci ha costretto a limitare gli accessi ai luoghi pubblici, da quelli di culto a quelli ludici, dalle sedi universitarie ai centri commerciali. Ha dato vita a una nuova quotidianità fatta di smart-work, di didattica a distanza, di liturgie condivise su Facebook, di sedute di laurea discusse su Teams e condivise attraverso i social. Bisogna quindi inaugurare un nuovo modo di concepire l’ambiente domestico dando forma a soluzioni ibride e flessibili. Dal momento che la casa deve adeguarsi alle mutevoli necessità di chi la abita, è indispensabile riconsiderare fattori fondamentali per la salubrità quali la disposizione degli spazi interni, la qualità dell’aria, l’illuminazione naturale, il benessere acustico, etc. Soprattutto si rivela sempre più importante soddisfare la necessità di uno spazio esterno: un balcone, un terrazzo o un giardino che permetta di avere un contatto col mondo esterno. Lo spazio domestico non è un mero contenitore e, diventando sempre più il centro della nostra vita, non possiamo non tener conto della relazione che il corpo innesca con l’ambiente che lo circonda. La struttura dello spazio, i materiali utilizzati, colori e finiture, influiscono inevitabilmente sul benessere psico-fisico della persona. Ecco perché è fondamentale creare una sinergia positiva col continuum spaziale.

L’emergenza sanitaria ha inevitabilmente condizionato l’organizzazione spaziale perché casa e città, che tornano a essere due polarità nuovamente e diversamente intrecciate, chiedono una rimodulazione sapiente e consapevole.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un contrarsi delle città che hanno visto il processo di espansione andare di pari passo con nuovi scenari e tecniche di trasformazione del tessuto urbano. La trasformazione edilizia ci aveva, purtroppo solo di recente, abituati a progetti che vedevano come obiettivo principale una maggiore sostenibilità ambientale, energetica, o la promozione di attività innovative come l’agricoltura urbana o ad alta tecnologia. Oggi, però, abbiamo bisogno di una città capace di adeguarsi allo svolgimento di ogni attività in sicurezza; di riconfigurare e valorizzare gli spazi, chiusi o aperti che siano, intesi come spazi relazionali, dinamici, attrezzati e produttivi. 

L’architettura, che si è spesso confrontata col significato di centralità urbana che a seconda delle dinamiche evolutive ha assunto connotazioni differenti guidando via via scelte progettuali di sviluppo urbano sempre più diversificate, oggi deve confrontarsi con due concetti cardine che assumono una nuova accezione: la distanza, intesa come spazio di relazione e la densità, concetto inevitabilmente legato al primo. Concetti che, insieme, vanno ad intrecciarsi al principio dominante di questa nuova era: la sicurezza.

L’architettura può oggi fare la sua parte nella creazione di nuovi modelli di convivenza, per accompagnarci a una graduale reintroduzione alla vita pubblica, sperimentando nuove soluzioni per la ripresa delle diverse attività, da quelle ludico/turistiche a quelle produttive, da quelle culturali a quelle didattiche.

In uno spazio mondiale determinato esclusivamente dalla presenza delle persone, la sua organizzazione e il loro comportamento diventano possibilità di ripensare la forma dello stare insieme e di percepire gli spazi; diventano riflessione, riscoperta e riconfigurazione.

Maria Iaccarino

 

“leggi anche, La vita dopo l’emergenza Covid-19”

https://www.adhub.it/2020/05/18/la-vita-dopo-lemergenza-covid-19/