Le grandi città costruite in Europa nascono intorno a dei luoghi centrali che sono luoghi di aggregazione di corpi: le fabbriche, i mercati generali, le stazioni, ecc…
Oggi infatti, noi abbiamo un problema di effettiva congestione dei luoghi e di conseguenza del rischio relativo a qualsiasi contagio.
La cosa giusta sarebbe ottimizzare le connessioni semplificando la vita, rendendola più facile, più SMART, senza pregiudicare tutti quegli aspetti del sociale che fanno parte del quotidiano, anzi, in alcuni casi migliorandoli. Questo, ci riporta anche, alla annosa questione su quanto sia di vitale importanza evitare gli sprechi (energia, carburante, etc…).
Ecco che bisogna ripensare alle città. Pensare a città concentriche, fatte di quartieri autosufficienti, ove ci si muova a piedi per un massimo di 10 – 15 minuti, con mezzi ecologici o meglio ancora in condivisione per raggiungere tutti i servizi essenziali, tutto ciò sarà il futuro delle grandi città.
E’ quindi arrivato il momento, per l’architetto, di riscoprire e reinterpretare, in maniera innovativa, il mondo attorno a se, trasformando il proprio modo di progettare, reinventando la sua funzione e la sua formazione, come professionista calato all’interno di una società che non sarà mai più la stessa.
Una figura cardine, nel mondo delle professioni tecniche, che ponga al centro di tutto il quesito ormai fondamentale di quanto diventi importante progettare spazi abitativi che abbiano davvero una propria e significativa identità e che possano essere definiti casa. Non alloggio. Non abitazione. Ma Casa.Nel senso più vero ed elementare del termine. Ora più che mai riscopriamo e comprendiamo il vero ruolo sociale e umano dell’Architettura. La casa si mostra come nido, come tana, nel suo più ancestrale significato. Significato che ha senz’altro perso, nell’ultimo secolo, assottigliandosi e accomunandosi sempre più al ruolo di costruzione ed edificazione. Non dimentichiamo da dove essa nasce: dal bisogno di riparo per se e per la propria specie. E forse ora, più che mai, ne capiamo il senso. L’Architettura non è solo edilizia, non è solo mero fatturato annuo ma ricopre un ruolo fondamentale nella vita di un essere umano.
L’architetto deve tornare a progettare in un modo nuovo, pensando spazi che, nel pieno rispetto normativo, soddisfino davvero l’idea di comfort sensoriale, oltre che tecnologico: dai materiali, alla luce, alla reinvenzione degli ambienti in termini di connessione e destinazione d’uso. Un benessere più sottile e invisibile che miri a generare relazioni umane tra chi li abita.
Si potrebbe pensare che tali concetti siano da manuale, lontani dal reale ma nessuno mai si sarebbe aspettato una situazione come quella attuale, in cui le ore passate in casa diventano la totalità della giornata. Il mio, quindi, è un appello che rivolgo a tutti i colleghi. L’architettura deve tornare ad essere quello che è sempre stata. Un po’ come tutti noi che, da questa terribile lezione, ne usciremo senz’altro cambiati.
Ci si augura in meglio.